Attore statunitense. Campione di box al college, dopo una serie di occupazioni provvisorie frequenta a Hollywood il Max Reinhardt Theatrical Workshop. Esordisce (1940) conquistando ruoli di supporto nel cinema d'azione (Giubbe rosse, 1940, di C.B. DeMille) e nel dramma (Tragico Oriente, 1943, di E. Dmytryk) per la rko, cui alterna una fortunata attività teatrale. Nel dopoguerra la sua asciutta durezza, nel volto scavato e nevrotico, lo rende interprete ideale di personaggi ruvidamente positivi o più spesso ambigui malvagi sul filo della legalità. Il razzista violento di Odio implacabile (1947) di E. Dmytryk gli vale una nomination, mentre i suoi personaggi continuano a esprimere psicologie paranoiche (Atto di violenza, 1948, di F. Zinnemann) o sadiche (Presi nella morsa, 1949, di M. Ophüls) passando per un'ostinazione disperata e romantica (Stasera ho vinto anch'io, 1948, di R. Wise). Svicolatosi dai capestri contrattuali delle major, è attore di supporto (La confessione della signora Doyle, 1952, di F. Lang) e protagonista (Neve rossa, 1951, di N. Ray) versatile: cattivo indomabile (La gang, 1951, di J. Cromwell) o personaggio di profonda, dolente umanità (Il piccolo campo, 1958, di A. Mann). Naturalmente affine alla durezza della prima linea (Uomini in guerra, 1957, di A. Mann) e alla cupezza del noir (Strategia di una rapina, 1959, di R. Wise), percorre magistralmente il western classico: da villain insuperato (Lo sperone nudo, 1953, di A. Mann) nel racconto a orologeria (Giorno maledetto, 1955, di J. Sturges) a ruoli positivi (Gli implacabili, 1955, di R. Walsh) volti al sacrificio (La grande sfida, 1956, di R.D. Webb). Esauritasi una generazione di geniali mestieranti, R. è nuovamente protagonista del genere ormai rinnovato, tra sfumature «politiche» (I professionisti, 1966, di R. Brooks) ed elegiache (Il mucchio selvaggio, 1969, di S. Peckinpah). Il film di guerra (Quella sporca dozzina, 1967, di R. Aldrich) continua a reclamarlo mentre il western gli concede ancora ruoli originali (Io sono la legge, 1970, di M. Winner).